Per anni il mantra della SEO è stato chiaro: “posizionarsi primi su Google significa vincere”
Oggi, con l’avvento delle risposte AI di Google (AI Overview), questa certezza non esiste più. Anche un risultato in prima posizione organica può essere invisibile, spinto in basso da box generativi che divorano clic e attenzione dell’utente.
Il risveglio amaro: quando essere primi non basta più
Ricordo ancora quando aprivo la Search Console e vedevo quei bellissimi picchi di traffico. Le keyword che avevo sudato per mesi finalmente brillavano in prima posizione, e con esse arrivavano migliaia di visitatori al giorno. Era il 2022, e il mondo del digital marketing sembrava avere regole chiare e prevedibili.
Oggi, quella stessa strategia che mi aveva portato al successo produce risultati drammaticamente diversi. E non sono solo io: colleghi, clienti e competitor stanno tutti affrontando la stessa cruda realtà.
In questo contesto, affidarsi a un unico canale non basta più.
La chiave è sviluppare una strategia full-funnel che accompagni l’utente in tutte le fasi del percorso:
- Top of Funnel (Awareness): intercettare chi cerca informazioni generiche o ispirazione. Qui entrano in gioco contenuti SEO e GEO (Generative Engine Optimization), progettati per essere non solo visibili in SERP, ma soprattutto citati e selezionati dai motori di ricerca generativi.
- Middle of Funnel (Consideration): supportare la valutazione con contenuti mirati (guide, comparazioni, case study). Qui la SEO semantica e i contenuti strutturati aiutano a rispondere in modo credibile e autorevole, rispettando i criteri EEAT.
- Bottom of Funnel (Conversion): guidare l’utente verso l’acquisto o la richiesta di contatto. In questa fase Google Ads diventa indispensabile per assicurare visibilità immediata, presidiare le query transazionali e catturare chi ha già mostrato interesse.
Una strategia di full funnel marketing è un approccio integrato che accompagna l’utente in tutte le fasi del customer journey, dalla consapevolezza iniziale alla fidelizzazione post-acquisto.
L’importanza della strategia di full funnel è cresciuta esponenzialmente nel 2024, quando le risposte AI e i nuovi comportamenti di ricerca hanno reso obsoleti gli approcci di marketing tradizionali. I consumatori oggi si muovono attraverso percorsi non lineari, utilizzando chatbot, voice search e smart assistants che modificano radicalmente il modo in cui le persone scoprono, valutano e acquistano prodotti o servizi.
Ecco alcuni KPI specifici per ogni fase del funnel che ho raccolto e riorganizzato (spero correttamente)
Top of the funnel (Awareness):
- Reach e impression
- Brand awareness lift
- Engagement rate sui social media
- Traffic organico da diverse tipologie di query (es. informazionali)
Middle of the funnel (Consideration):
- Tempo di permanenza sul sito
- Download di contenuti (guide, whitepaper)
- Iscrizioni newsletter
- Retargeting
Bottom of the funnel (Conversion):
- Conversion rate
- Average Order Value
- Revenue per visitor
- Shopping cart abandonment rate
La strategia full funnel marketing rappresenta un approccio olistico al digital marketing che integra tutti i touchpoint del customer journey in un’unica strategia coordinata. A differenza del performance marketing tradizionale, che si concentra principalmente sulla conversione finale, l’approccio full funnel lavora simultaneamente su awareness, considerazione, acquisto e fidelizzazione.
Una strategia veramente full-funnel non mette i canali in competizione, ma li fa collaborare come una squadra ben affiatata. L’integrazione tra SEO organica, GEO e campagne Google Ads è ciò che permette di massimizzare i risultati, specialmente nella fase finale del percorso d’acquisto (Bottom of the Funnel).
I dati sono il collante che tiene tutto insieme. Le campagne Google Ads, ad esempio, ci forniscono dati quasi istantanei sulle parole chiave che convertono di più, informazioni preziose che possiamo usare per ottimizzare la nostra strategia SEO a lungo termine. Allo stesso tempo, se notiamo che una pagina importante per le vendite è posizionata solo in seconda pagina su Google, possiamo usare gli annunci per garantirci una visibilità immediata mentre lavoriamo per migliorare il ranking organico.
L’integrazione con le nuove tecnologie AI permette di automatizzare la personalizzazione dei messaggi e ottimizzare continuamente.
In questo contesto a mio avviso la Generative Engine Optimization è forse l’evoluzione più importante degli ultimi anni. Si tratta di ottimizzare i contenuti non per apparire nei risultati tradizionali, ma per essere selezionati e citati dalle AI Overview di Google e da tutti i motori di ricerca generativi che stanno emergendo.
Ma qui entra in gioco un concetto ancora più avanzato: il ranking AI Search generativo. Non basta essere citati dalle AI: dobbiamo essere citati come fonte primaria, autorevole e preferita. Questo richiede un approccio completamente diverso alla creazione di contenuti:
- Strutturazione per AI: i contenuti devono essere organizzati in modo che le AI possano facilmente estrarli, comprenderli e riassumerli
- Authority Building: costruire segnali di autorevolezza che le AI riconoscano come indicatori di qualità
- Semantic Optimization: utilizzare un linguaggio e una struttura semantica che le AI interpretino come expertise nel settore
Il nuovo scenario: dalle AI Overview al ranking AI Search
Con ranking AI Search si intende il posizionamento (ranking) dei contenuti nei motori di ricerca basati su Intelligenza Artificiale, come Google AI Overview, Perplexity, ChatGPT Search o altri sistemi di AI generativa applicata alla ricerca.
I dati parlano chiaro e il fenomeno si sta espandendo ben oltre Google:
Il crollo è reale e misurabile: siti che prima generavano 100.000 visite organiche al mese oggi faticano a superare le 60.000. Ma non è solo Google il problema: Bing con Copilot, ChatGPT con la ricerca web, Perplexity e decine di altri motori AI stanno ridefinendo come le persone trovano informazioni.
Le query informazionali sono le più colpite: quelle ricerche che una volta portavano traffico qualificato oggi si trasformano in risposte immediate nei risultati AI. L’utente ottiene quello che cerca senza mai cliccare, su qualsiasi piattaforma stia usando.
I brand consolidati resistono meglio, ma anche loro devono adattarsi. Non basta più essere autorevoli su Google: serve conquistare la fiducia degli algoritmi AI che decidono quali fonti citare e raccomandare.
Il ranking AI Search non è il futuro: è il presente. E chi non ottimizza per essere “scelto” dalle AI, invece che solo “trovato” dagli utenti, sta perdendo la partita più importante del digital marketing moderno.
Perché la strategia mono-canale è morta
Ho visto troppi business commettere lo stesso errore: continuare a investire tutto sulla SEO tradizionale, sperando che i “vecchi tempi” tornino. Non torneranno.
Allo stesso tempo, ho visto aziende buttarsi a capofitto sui Google Ads, bruciando budget senza costruire una base solida per il futuro. Anche questo approccio è destinato al fallimento.
La verità è che oggi nessun canale può funzionare da solo. Abbiamo bisogno di un approccio che riconosca come si è evoluto il comportamento dell’utente e come si è trasformato il funnel di conversione.
Search Everywhere Optimization: la rivoluzione del marketing multicanale
Dopo mesi di test, analisi e aggiustamenti, ho sviluppato un framework che sta dando risultati concreti ai miei clienti. Non si basa più solo su tre pilastri, ma su un ecosistema completo che riconosce una verità fondamentale: la Search Everywhere Optimization ha reso obsolete le strategie mono-piattaforma.
Le persone non cercano solo su Google. Cercano su TikTok per scoprire tendenze, su YouTube per approfondire, su LinkedIn per trovare soluzioni B2B, su Instagram per ispirarsi. E tutto questo mentre l’email marketing rimane uno dei canali con il ROI più alto in assoluto.
Ma soprattutto, ogni piattaforma oggi ha il suo algoritmo AI che decide cosa mostrare e cosa nascondere. La Search Everywhere Optimization riconosce che ottimizzare significa conquistare non solo gli utenti, ma anche le intelligenze artificiali che mediano ogni nostra interazione digitale.
SEO Everywhere: conquistare il posizionamento AI Search su “ogni piattaforma”
La SEO non è morta, ma deve evolversi radicalmente. E soprattutto, deve uscire da Google per abbracciare il concetto di ranking AI Search multipiattaforma.
Ogni piattaforma digitale oggi ha un suo algoritmo AI che decide cosa mostrare agli utenti. Non parliamo più solo di keyword e backlink, ma di come conquistare la fiducia degli algoritmi intelligenti che decidono se il nostro contenuto merita di essere raccomandato.
YouTube AI Search
Con oltre 2 miliardi di ore di video guardate ogni giorno, l’algoritmo di YouTube decide quali contenuti meritano visibilità. Ottimizzare significa parlare la “lingua” della sua AI: engagement nei primi secondi, retention rate, commenti di qualità.
TikTok e Instagram AI
Le nuove generazioni cercano ristoranti su TikTok e prodotti su Instagram. Qui il ranking AI Search premia autenticità, originalità e capacità di generare interazioni genuine.
LinkedIn AI Algorithm
Nel B2B, LinkedIn è spesso più efficace di Google per intercettare decision maker. L’algoritmo AI premia contenuti che generano conversazioni professionali significative.
Non basta più scrivere contenuti ottimizzati per Google: dobbiamo pensare a come ogni algoritmo AI “legge”, “comprende” e “giudica” i nostri contenuti per decidere se meritano il ranking.
Video Marketing: il linguaggio universale del funnel
Il video non è più “nice to have”: è diventato il formato dominante in ogni fase del funnel. Ma attenzione: non tutti i video sono uguali.
Top of Funnel – Video Educativi: tutorial, how-to e contenuti informativi che intercettano chi cerca soluzioni. Su YouTube durano 8-15 minuti, su TikTok 60 secondi, su LinkedIn 2-3 minuti.
Middle of Funnel – Case Study e Testimonianze: video che costruiscono fiducia e dimostrano competenza. Perfetti per email sequences e social organic.
Bottom of Funnel – Demo e Product Tour: video che mostrano il prodotto in azione, riducono le obiezioni e accelerano le decisioni d’acquisto.
La chiave è la distribuzione cross-platform: un video principale viene declinato in formati diversi per ogni canale, massimizzando reach e engagement.
La Generative Engine Optimization è forse l’evoluzione più importante degli ultimi anni. Si tratta di ottimizzare i contenuti non per apparire nei risultati tradizionali, ma per essere selezionati e citati dalle AI Overview.
Social Media Strategy: dall’awareness alla conversione
I social non sono più solo “branding”. Con gli shopping integrati, i lead form nativi e l’evoluzione degli algoritmi, ogni piattaforma può generare conversioni dirette.
Facebook e Instagram: perfetti per la fase di consideration con contenuti visual accattivanti, user-generated content e social proof.
LinkedIn: Il re del B2B, dove contenuti autorevoli e thought leadership (capacità di una persona o di un brand di essere riconosciuto come voce autorevole e punto di riferimento nel proprio settore) costruiscono pipeline qualificate. Un post ben posizionato può generare più lead di una landing page.
TikTok: Non più solo Gen Z. Sempre più aziende B2B stanno scoprendo che contenuti autentici e dietro le quinte su TikTok generano engagement e fiducia incredibili.
La strategia vincente integra contenuti organici (per costruire community e fiducia) con advertising mirato (per accelerare conversioni).
Email Marketing: il collante dell’intero ecosistema
L’email è tra i canali con il ROI più alto (secondo DMA), ma solo se integrata strategicamente con tutti gli altri touchpoint.
Automation Sequences: ogni lead catturato dai social, dal SEO o dagli Ads entra in sequenze automatizzate che nutrono la relazione nel tempo. Non più newsletter generiche, ma percorsi personalizzati basati su comportamenti e interessi.
Behavioral Triggers: email che si attivano in base alle azioni dell’utente: ha visto un prodotto ma non ha comprato? Sequence di retargeting. Ha scaricato un lead magnet? Sequence educativa. Ha fatto un acquisto? Sequence di upselling.
Content Amplification: ogni contenuto video, blog post o aggiornamento social viene amplificato via email, moltiplicando reach e engagement.
L’email marketing moderno non “spamma”: orchestra tutti gli altri canali per creare un’esperienza coerente e personalizzata.
Google Ads: il moltiplicatore di performance
In questo nuovo scenario, Google Ads non è più solo un’opzione per chi vuole risultati immediati. È diventato il moltiplicatore che amplifica tutto il lavoro fatto sugli altri canali.
Ma attenzione: anche qui serve una strategia sofisticata. Non possiamo più permetterci di buttare soldi su keyword generiche. Dobbiamo essere chirurgici, intercettando l’utente nei momenti di massima intenzione d’acquisto e complementando il lavoro fatto con SEO, social e video marketing.
L’integrazione: dove avviene la magia del full-funnel
Il vero valore di questo approccio emerge quando tutti i canali iniziano a lavorare in sinergia. Ho visto accadere cose straordinarie quando:
- I video YouTube alimentano il traffico SEO e forniscono contenuti per l’email marketing
- I contenuti social generano contenuti che vengono utilizzati nelle campagne Google Ads
- Le email sequences reindirizzano verso contenuti video specifici basati sugli interessi mostrati
- I dati degli Ads informano la strategia di contenuto per tutti i canali organici
- La SEO Everywhere crea un ecosistema di contenuti ottimizzati per ogni piattaforma
- Il video marketing fornisce asset riutilizzabili per social, email e landing page
I risultati che puoi aspettarti (realisticamente)
Sono un pragmatico e non vendo sogni: implementare una strategia full-funnel marketing ecosistemica richiede tempo, investimenti coordinati e pazienza. Ma i risultati, quando arrivano, sono importanti e durevoli.
Il costo del non evolvere verso l’ecosistema completo
Mentre scrivo questo articolo, sto vedendo competitor di alcuni miei clienti perdere quote di mercato settimana dopo settimana. Continuano a investire nelle stesse strategie di sempre: un po’ di SEO, qualche post social sporadico, newsletter mensili generiche e Google Ads gestiti senza strategia.
Non solo non riescono a recuperare il traffico perso dalle AI Overview, ma stanno anche perdendo terreno su tutti gli altri fronti: i loro video non vengono visti, i loro contenuti social non generano engagement, le loro email finiscono nello spam.
La frammentazione è il nemico numero uno della crescita digitale moderna.
Ogni canale che lavora in isolamento è un’opportunità sprecata e un costo che non rende.
Iniziare la trasformazione ecosistemica
Se ti riconosci in questa situazione, il primo passo è fare un audit completo della tua presenza digitale attuale. Non solo Google Analytics, ma:
- Video Performance: quanto del tuo traffico arriva da YouTube, TikTok, Instagram?
- Email Engagement: che open rate e click rate hai? Quante automation attive?
- Social ROI: i tuoi social generano lead reali o solo vanity metrics?
- Search Everywhere: sei visibile quando cercano il tuo settore su Google, LinkedIn, YouTube, LLM Engine, etc.
La strategia full-funnel ecosistemica non è un costo aggiuntivo: è l’evoluzione naturale di un business che vuole prosperare nel digitale moderno. È passare da “fare marketing” a “essere presenti ovunque il cliente si trova”.
Conclusione
Ogni giorno che passa senza questa integrazione è un giorno in cui i tuoi competitor più agili prendono vantaggio. Ma la buona notizia è che, una volta implementata, questa strategia crea barriere competitive molto difficili da superare.
Il mondo del digital marketing non è semplicemente cambiato: si è trasformato in un ecosistema complesso dove il ranking AI Search determina la visibilità e la Search Everywhere Optimization diventa l’unica strategia sostenibile. La domanda non è se adattarsi, ma quanto velocemente riusciremo a conquistare la fiducia degli algoritmi AI che governano ogni piattaforma digitale.
Il digital marketing non è più fatto di canali separati, ma di un unico ecosistema in cui l’AI decide cosa emerge e cosa scompare. Per restare rilevanti oggi non basta più puntare solo a Google: bisogna farsi scegliere dagli algoritmi, conquistare il ranking AI Search e lavorare con la Search Everywhere Optimization in una vera strategia full-funnel.
Vuoi adattare la tua strategia full-funnel al nuovo scenario AI? Scrivimi e ti aiuterò a costruire un ecosistema che lavora per te, non contro di te.
Domande frequenti sulla strategia full-funnel nell’era dell’AI
Cos’è una strategia full-funnel e perché è cruciale oggi?
Una strategia full-funnel è un approccio di marketing completo che si prende cura del cliente in ogni fase del suo viaggio: da quando scopre il tuo brand fino all’acquisto e oltre. Oggi è fondamentale perché le persone usano in media molti canali diversi prima di decidere (il 73% dei consumatori lo fa), e un’esperienza frammentata rischia di farli scappare dalla concorrenza. Adottare questo approccio può ridurre i costi di acquisizione fino al 22% e aumentare gli acquisti ripetuti del 47%.
Cosa si intende con ranking AI Search?
Con ranking AI Search si intende il posizionamento (ranking) dei contenuti nei motori di ricerca basati su Intelligenza Artificiale, come Google AI Overview, Perplexity, ChatGPT Search o altri sistemi di AI generativa applicata alla ricerca. Mentre nel SEO tradizionale il ranking dipende dall’algoritmo classico di Google (fattori on-page, backlink, Core Web Vitals, ecc.), nell’AI Search il concetto di ranking cambia.
Come le AI Overview di Google influenzano il CTR del mio sito?
Le AI Overview possono ridurre il numero di click verso il tuo sito (CTR) perché forniscono una risposta diretta in cima alla pagina dei risultati. Per mantenere la tua visibilità, devi puntare a diventare una delle fonti citate dall’AI. Puoi farlo creando contenuti estremamente completi e autorevoli, utilizzando i dati strutturati per farti “capire” meglio dall’algoritmo e rispondendo alle domande degli utenti con informazioni uniche che l’AI non può trovare altrove.
Qual è il ruolo della GEO (Generative Engine Optimization) in una strategia full-funnel?
La GEO è l’ottimizzazione specifica per i motori di ricerca generativi (come ChatGPT, Perplexity, Cluade, Gemini, ecc.). All’interno di una strategia full-funnel, il suo ruolo è quello di creare contenuti che non solo si posizionano su Google, ma che vengono anche scelti e citati dalle AI. Lavora in sinergia con la SEO tradizionale per catturare l’attenzione in ogni fase: con contenuti informativi ed educativi all’inizio del funnel e con dettagli specifici su prodotti e servizi alla fine.
Come posso misurare il successo della mia strategia full-funnel?
Il successo si misura con metriche diverse per ogni fase. Per la parte alta del funnel (awareness), guarderai le impression e la copertura (reach). Per la fase centrale (considerazione), monitorerai l’engagement e il tempo speso sul sito. Per la conversione, le metriche chiave sono il tasso di conversione e il ROAS (ritorno sulla spesa pubblicitaria). Strumenti di attribuzione avanzati e il calcolo del Customer Lifetime Value (CLV) ti daranno poi una visione completa dell’impatto a lungo termine.
Quali sono i primi passi per implementare una strategia full-funnel?
Il punto di partenza è sempre il cliente. Inizia definendo chi sono i tuoi clienti ideali (buyer personas) e mappa il loro percorso d’acquisto (customer journey) per capire tutti i punti di contatto con il tuo brand. Dopodiché, analizza i tuoi canali attuali per vedere dove l’esperienza utente è debole, integra i sistemi di tracciamento per avere una visione unificata dei dati e, infine, crea contenuti specifici per ogni fase del funnel, assicurandoti che il messaggio sia coerente ovunque.
Quanto tempo ci vuole per vedere i risultati di una strategia full-funnel integrata?
I primi segnali, come un aumento della visibilità e dell’interazione (awareness e engagement), si possono notare già dopo 8-10 settimane. Per vedere un impatto significativo sulle vendite e le conversioni, di solito, ci vogliono dai 4 ai 6 mesi. I benefici completi, come un miglioramento del valore del cliente nel tempo (Customer Lifetime Value) e una riduzione dei costi, diventano evidenti dopo 6-12 mesi di lavoro costante.
In che modo SEO, GEO e Google Ads lavorano insieme per massimizzare le conversioni?
Lavorano come una squadra. La SEO costruisce una base solida e autorevole a lungo termine, portando traffico organico qualificato. La GEO prepara il tuo brand al futuro delle ricerche conversazionali. Google Ads interviene per darti visibilità immediata e catturare l’intento di acquisto nel momento esatto in cui si manifesta. Condividendo i dati tra questi canali, puoi creare campagne ultra-ottimizzate, ad esempio mostrando annunci solo a chi ha già visitato il tuo sito tramite ricerca organica.
È possibile applicare una strategia full-funnel anche per piccole e medie imprese?
Assolutamente sì. Le PMI possono partire in modo scalabile, anche con budget ridotti e usando strumenti gratuiti o a basso costo. L’automazione e l’intelligenza artificiale oggi permettono anche a team piccoli di gestire campagne personalizzate e complesse che un tempo erano accessibili solo ai grandi brand. L’idea è iniziare con 2-3 canali strategici e poi espandersi gradualmente.
Come la strategia full-funnel aiuta a generare conversioni in ogni fase del percorso utente?
Questo approccio trasforma ogni fase del percorso in un’opportunità di conversione. All’inizio (top-funnel), crea consapevolezza e posiziona il brand. Al centro (mid-funnel), nutre l’interesse con guide, confronti e informazioni dettagliate. Alla fine (bottom-funnel), spinge alla decisione d’acquisto con recensioni, offerte e call-to-action chiare. Ogni punto di contatto è pensato per accompagnare l’utente al passo successivo, in un percorso fluido e coerente.
Quali sono gli errori comuni da evitare nella strategia errori comuni da evitare nella strategia full funnel?
Errore 1: concentrarsi solo sulla fase di conversione finale. Molte aziende investono l’80% del budget su campagne bottom-funnel, ignorando che il 70% del customer journey avviene nelle fasi precedenti. Questo approccio limita la crescita e aumenta i costi di acquisizione.
Errore 2: non personalizzare i messaggi per ogni fase del funnel. Utilizzare lo stesso messaggio commerciale per un utente in fase di awareness e uno pronto all’acquisto riduce drasticamente l’efficacia delle campagne. Ogni fase richiede un tone of voice e contenuti specifici.
Errore 3: ignorare l’integrazione tra canali online e offline. Nel mondo omnichannel, il 73% dei consumatori utilizza più canali durante il processo d’acquisto. Non coordinare l’esperienza tra digitale e fisico comporta perdite significative di conversioni.
Pro Tip: Evita la frammentazione dei dati implementando un sistema di tracking unificato che colleghi tutti i touchpoint. Utilizza Google Analytics 4 con Enhanced Ecommerce e configura goal personalizzati per ogni micro-conversione nel funnel.
Qual è la differenza tra Search Everywhere Optimization e Generative Engine Optimization (GEO)?
La Search Everywhere Optimization è una strategia che mira a rendere un brand visibile ovunque avvengano le ricerche, non solo su Google, ma anche su motori AI, social media, marketplace, assistenti vocali e app. È un approccio “olistico” che presidia tutti i punti di contatto digitali.
La Generative Engine Optimization (GEO), invece, è una pratica più mirata, che si concentra sull’ottimizzare i contenuti per i motori di ricerca generativi (AI Overview di Google, ChatGPT Search, Perplexity, ecc.), affinché l’intelligenza artificiale scelga il brand come fonte autorevole da citare nelle risposte.
👉 In sintesi: la Search Everywhere Optimization è la visione strategica a 360°, mentre la GEO è la tattica specializzata sui motori AI generativi.